La voce d’ Anthea
- di Mary Grace Ovedi –
Correva, volava e ovunque
cercava.
Una stella voleva per sé
per vivere, per amare.
Una stella che brillasse luce d’amore,
una stella che scaldasse il suo cuore.
Di neve vestita
ghiacciata viveva, ghiacciata pensava:
“ Una stella vorrei avere per me
per me che di ghiaccio
si prospetta la vita,
per me che di bianco
sarò sempre vestita.
Una stella, una stella.
Un amore lucente, un amore struggente.
Un amore che mi sciolga l’incanto
e che mi tenga a se accanto.”
E correva, correva nel vento …
Nel cielo….
Ma era misteriosa…. era magica, Anthea.
Anthea raccontava fiabe, quelle sfuggite, quelle da nessuno mai inseguite, quelle fluttuanti nell’aria, quelle sotto le ninfee adagiate, tesorizzate. Quelle racchiuse nel cuore, quelle mai venute fuori. Quelle che ognuno vorrebbe ascoltare, quelle che ognuno vorrebbe vivere e incarnare.
Una sola volta gliela udii raccontare e subito mia la sentii, come se uscisse da me, come se parlasse per me. L’eco della mia voce diceva: “Di neve vestita, sul bianco destriero, al vento sfrangiavo le vesti ed i lunghi capelli. Correvo, volavo e ovunque cercavo. Una stella volevo per me, una stella che splendesse per me. D’un Malvagio l’incanto m’aveva ghiacciato, facendo di me un cristallo, splendente, lucente ma freddo, freddo come la neve. Come la neve che ghiaccia, che arresta, che blocca, che immobilizza. Questo era infatti l’incanto: ghiacciare, freddare, bloccare, immobilizzare tutto e tutti intorno a me ed esser quindi condannata a restare sempre da sola a vagare, a cercare. A cercare qualcosa o qualcuno che mi sciogliesse l’incanto, che sciogliesse il mio cuore appuntito e tagliente.
- Una stella, soltanto una stella, in tutto l’universo, potrà sciogliere questo tuo cuore di ghiaccio, che di bianco ti vestirà la vita, che di ghiaccio ti circonderà la vita, che di neve e di gelo ti spazzerà via ogni calore, ogni colore. Una stella che d’uguali nessun’altra vanta. Una stella che non di luce brilla, ma di calore, d’ardore, d’amore. Una stella che non è una ma due. Esiste ed è la tua unica salvezza. L’unico antidoto a questo mio incanto, perché poi …ah. ah. ah… così malvagio non sono… Ma infinito… infinito è l’universo… ah. ah. ah. –
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E sbandavo, m’alzavo, planavo in cerca di stelle…
Miriadi infinite di stelle, luminose, abbaglianti e in ognuna scrutavo, in ognuna cercavo l’altra gemella, ma ahimè tutto freddo restava ed il gelo intorno a me non mutava.
Erano belle, ricche, sfarzose ma vuote, tristi, sole e fredde più di me. E a niente valeva la luce, lo splendore se nulle erano di calore.
Correva, volava e ovunque
cercava.
Una stella voleva per sé
per vivere, per amare
ed il tempo l’aspettava paziente.
Già tre anni
avrebber dovuto essere andati.
Tre anni in cui niente invece mutava
perché silente e paziente
il trascorrere aspettava.
Di neve i lunghi capelli
di bianco vestita
correva, volava …..”
Anthea raccontava…
“Amore, amore, ma esiste l’amore?”
In tutto l’universo una sola la stella d’amore, in tutta un’esistenza uno solo l’amore e forse non incontrarlo…
No, dovevo ancora cercare, ancora volare, ancora…
Veniva intanto per gli altri
Natale.
Ancora più luci,
ancor più splendore,
soltanto intorno a sé
tanto biancore.
Il bianco destriero impazziva, scalciava.
Impaziente voleva Natale.
Stanco era d’errare.
Dritta la via, per non sbagliare
un magico corno
si fece spuntare….”
Anthea continuava a narrare.
L’unicorno intanto non l’aveva lasciata. Anzi in umano s’era mutato e lei sorpresa lo riconobbe: era il Malvagio.
Ma era un buon mago, non era malvagio.
Era un Veggente
e dal suo cuore di ghiaccio
l’aveva salvata.