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lunedì 12 dicembre 2011

* Musicante *



 Musicante
- di Mary Grace Ovedi -
                                                                                                  
  Affiorò. Con la luce del primo tramonto.
             Per lei che da tempo raggiungeva quel luogo selvaggio, antico, di scogli impervi e pietre granitiche cadute dal cielo.
         Per lei che cercava, che fantasticava, per lei che aveva bisogno di una mèta, di un sogno, d’una favola per continuare, per lei che altrimenti si sarebbe lasciata andare.
      Per lei, tra la sabbia bagnata ed i suoi occhi increduli, affiorò.
         Poi scomparve, con l’onda lieve che tutto vela e tutto svela, che tutto lascia e poi riprende. E lei sperò, in cuor suo, che tornasse, che si mostrasse di nuovo.
              Da sotto i piedi, impercettibile, la sabbia sembrò sfuggirle, risucchiarla, mentre l’acqua scivolava via, come un filo d’argento che s’arrotola lontano.
              Ma quando lo scintillio fu del tutto assorbito, tra la sabbia bagnata di nuovo affiorò.
             Era di colore bianco candido e ondulata, sebbene levigata. Grande poco più di un pugno ma elegante  e slanciata, dai lineamenti fini, giovani e non ancora inquinata.
           Con una punta di stupore Airam s’affrettò a raccoglierla e a trarla lontano dall’onda che certo sarebbe tornata a cercarla per portarsela via.
            Scendeva intanto la sera, mentre la luna di contro saliva e splendeva alta, sovrana nel cielo.
          Airam, seduta, la stava a guardare, alternando lo sguardo tra il bianco candore della conchiglia e il bianco bagliore della luna.
          Avevano certo qualcosa in comune. Una storia, un ricordo, un’esistenza vissuta. Sì, lei lo sentiva, come un filo sottile ma teso, su cui correva invisibile un fluido. Un’energia forte, potente da spaventarla, ma altrettanto misteriosa, altrettanto magica da affascinarla.
          E si chiedeva se mai anche a lei sarebbe stato dato di conoscere qualcosa di quel fluido, di quella magia, di cui sembravano così complici, così coscienti, la conchiglia e la luna: un segreto profondo, un’alchimia.
         E fantasticava,  Airam, per saziarsi, per soddisfarsi, per sperare. Per avere una ragione per cui continuare.
         Lo sguardo assorto a cercare.
      Non s’accorse che qualcosa intanto cambiava: non era più sola.
        Qualcuno sulla spiaggia sedeva accanto a lei ed una musica lieve lo circondava, come un’aureola, come un manto.
        La musica la raggiunse e lei si voltò.
        Era forse un cantore, o un poeta, chissà …
        Airam, incantata, rimase a guardarlo.
       Lui cantava, o forse suonava, o forse narrava. Forse semplicemente ricordava.
                                                                              
Io canto la luce, i colori, la vita, le sensazioni, le emozioni che sono nate con me in quel mondo che fu mio. In quel mondo fatto solo di libertà e d’amore.
In quel mondo di cui non a tutti è dato sapere.
Questa conchiglia che ti rigiri tra le mani è la mia compagna. Lei è nata con me, nella mia terra, ed è con me che è cresciuta, con i miei passi che ha camminato, con la mia musica che ha vinto le tempeste ed il mare.
Approdammo, in un tempo che non so ritrovare, su questa spiaggia, dopo una terribile tempesta. E fu allora che lei mi lasciò, per paura.
Si nascose tra la sabbia credendo che fosse più forte di me, o forse più ricca, più brillante, chissà. Ed io son condannato da allora a vagare, come un trovatore senza mèta, per starle vicino, per parlare di lei , per far sapere di lei. Di lei che fu il mio mondo, di lei che fu la mia Dea.
Il mare allora ci apparteneva e le nostre mète più ardite erano scogli remoti, lidi sconosciuti, mai da altri raggiunti.
E noi, conchiglie dischiuse, con tesori immensi da offrirci.
Un “si  di conchiglie” per essere liberi, uniti e felici, testimoni il vento, gli uccelli ed il mare.
Ed io canto perché quel mondo non vada perduto, ma resti nell’aria, nelle onde, nelle molecole, nel vento e ritorni … ritorni “.                                                                          
                                                                               
        Airam,  gli occhi lucidi,  ascoltava.
                                                                                                                                                                                   
                                                             
“ Dicono che la mia conchiglia è morta, che questo è l’ultimo suo lido e che la sabbia e l’acqua la coprono e la scoprono perché era bella, perché era una Dea.
Io non so se sia morta. Non m’è dato più di raggiungerla.
Ora sono un musicante, non più una conchiglia di mare dischiusa.
La mia valva distrutta, il mio regno perduto.
E per me lei rimane la Dea di cui cantare, la bellezza, il tesoro da non dimenticare.
Ma la sua voce non mi giunge più. Il suo canto non lo sento più.
L’eco del suo “ sì “  l’ho solo nella mente.
La vedo, ma è una conchiglia come tante, portate a riva dall’alta marea e abbandonata al volere della luna, che  può forse ridonarla al mare ma anche abbandonarla in balia del giorno, del sole.
A te che la tieni tra le mani, io povero poeta e musicante, chiedo: riportala al mare, riportala alle onde, perché tra l’acqua e la sabbia lei torni a ricordare. A rivivere sensazioni ed emozioni, a sentire di me, della mia musica lontana. Ed io forse sarò libero. Libero di andare e di raggiungerla su spiagge sconosciute, su scogli impervi, oltre orizzonti evanescenti, oltre frontiere selvagge di mare, oltre anche il sole, oltre anche la luna”.  
         
     Airam il cuore stretto e gli occhi lucidi, lo stava a guardare e ad ascoltare, finché … il cuore le scoppiò.
        Lei aveva bisogno d’amore per non morire.
       E odiò la luna per averle lasciato sentire, per averle lasciato vedere quel segreto, quell’alchimia.
        E, come per magia, tutto intorno si ridimensionò.
        I simboli vacillarono. Poi caddero.
     Si tolse la maschera il musicante e lei pianse per averlo perduto. Lei che aveva bisogno di una favola per continuare.
      Cadde la maschera del canto, della musica, delle parole e lei pianse per averli perduti. Lei che aveva bisogno di fantasticare per continuare.
        Cadde la maschera della luna e lei pianse per averla perduta.
Lei che aveva bisogno di una mèta, di un sogno per non morire.
        E cadde la maschera della conchiglia.
        E lei pianse per averla voluta.
        Lei che aveva bisogno d’amore per non morire.        Nella luce del primo tramonto, lei che da tempo non raggiungeva quel luogo selvaggio, antico, di scogli impervi e pietre granitiche cadute dal cielo, da sotto i piedi sentì la sabbia sfuggirle, risucchiarla mentre l’acqua, filo d’argento, s’arrotolava lontano.
    Scesa rapidamente la sera, in un punto, lì tra la sabbia, l’onda lieve che tutto vela e tutto svela sembrò indicarle qualcosa.
       Un raggio della luna nascente vi si rifletteva creando un’ombra, una forma, un’idea. Una conchiglia. “E lei pianse per averla voluta”.
                                                        

                  Non cantare per me musicante
                           non suonare,
non raccontare. Lo so che vieni di lontano
ed hai tanto da ricordare
ma anche il mio cammino
si perde nel passato.
E’ da lontano che son partita.
Ascolta nel mio silenzio.
Parole e parole,
le tue parole,
s’incidono e non se ne vanno più.
Tornano gli echi e la malinconia,
la tua, la mia.
E più duro, più pesante
è camminare
è andare avanti.
* * * 
                                                                      
        S’affrettò Airam a raccoglierla e a portarla lontano dall’onda, che certo sarebbe tornata a coprirla e scoprirla di nuovo.
        Era di colore bianco candido e ondulata,  sebbene levigata .
        Grande poco più di un pugno ma elegante e slanciata e non ancora inquinata.
        Con una fitta al cuore Airam alternò tristemente il suo sguardo, ormai cosciente, tra la conchiglia e la luna.
        E lì, di fronte al mare, la gettò lontano dal suo cuore. 
                                                   
                                                                                              

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