In fondo ai sogni
Amo le larghe foglie morte
rosse, ocra e amaranto, brucianti
sul lungotevere umido d’autunno.
Più dense sul vetusto marciapiede
sepolto,
sparse sul ruvido spalto di
granito,
rare appese ancora ai rami
curvi, bramosi verso l’acqua scura.
Amo quest’insolito tunnel d’oro
smorto, gocciolante di brume
condensate:
larghi tronchi bruniti a un lato,
dall’altro spire di nebbia,
solforosa
alla luce gassosa dei lampioni
gialli.
Amo quest’incongruo ponte per
l’incanto
che torna: da qui paiono udirsi i
campanelli
d’improbabili slitte, da qui il
sentore
della prima neve che cadrà, forse
solo nei sogni. Da qui smorzata
l’eco s’ode di zampogne e
ciaramelle,
di risa di bimbi e caròle d’altri
tempi.
E qui non per caso ti ho portata,
a sera;
su questo incongruo ponte per
l’incanto
che torna, il Natale, anche se forse
solo come eterea neve in fondo ai
sogni.
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