Ci perdemmo in cima alla collina
senza neanche assaporare quell’aria pura.
Ci inoltrammo tra rami, alberi, fiori.
Tra piaceri e paure
tra noto e ignoto.
Senza fermarci mai
senza guardarci mai negli occhi
per rassicurarci, per confermarci,
per sorriderci.
Forti e sicuri di noi,
senza accorgerci che impercettibilmente il panorama
digradava.
E certo furono gli alberi scuri, quelli antichi, quelli
fidati
che ti nascosero ai miei occhi
quel tanto da impedirmi di vedere
che non seguivi me
ma ricordi lontani, lamenti, malinconie,
Rimorsi inconfidati, stretti nel cuore.
La “Primeva Terra”
quella in cui affondasti i semi delle tue radici,
chiamava.
Con la voce di “Lei” chiamava.
Io, sorda
scesi la collina, ignara d’averti perso lì.
Io che credevo d’essere quella terra
ora so si essere solo il cielo
in sui estendi i tuoi rami
in cui generi le tue foglie
in cui protendi il tuo arbusto.
Lo spazio vacuo, infinito
che abbracci, che respiri
radicato alle tue radici.
E so che si muore recidendo le radici.
Di dolore.