Tra le pareti remote del mio essere
urtandosi
come ultrasuoni
come ultrasuoni
non udibili a orecchio umano
echi confusi di suoni
si rincorrono.
Brandelli sfrangiati di parole
trascorse
che d’inquietudine
d’allegria
di nostalgia
mi immalinconiscono.
Vorrebbero ricongiungersi
riunirsi in un pensiero
ma lo spazio-tempo
è un paradosso
un non-luogo
che si ripiega e si dilata
creando e disgregando:
un battito che pulsa
contro cui stanche e logore
cozzando all’infinito
le parole

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