L’ANGELO
DEI SE, DEI COME E DEI PERCHE’
-
di Mary Grace Ovedi –
Parte
I
- Hai in comune il sesto senso con gli animali. Ecco perché questi piccioni sono raggruppati tutti intorno a te, anche se non gli stai dando del cibo -
Esordì con queste parole confidenziali e profonde
il giovane che, come apparso dal nulla sedeva sulla panchina accanto a me.
Dovevo certo essermi distratta per non averlo visto e
neanche sentito arrivare. D’altronde neanche i piccioni dovevano averlo visto o
sentito arrivare altrimenti sarebbero volati via.
Ma, come detto, prima ero distratta e poi, dopo le sue
parole, molto sorpresa perché rispondeva tempestivamente ed esattamente alla
domanda che mi ero appena posta in quel momento, e cioè perché con tutta la
gente che c’era seduta sulle varie panchine nel giardinetto sotto il mio
ufficio, tutti i piccioni, e dico tutti, si erano raggruppati intorno ai miei
piedi?
Non avevo cibo da cui potessero essere attratti ed ero
persa nei miei pensieri che non avevano nulla a che vedere né con gli animali
in genere, né con i volatili in particolare. Perché quindi mi dedicavano tutta
questa attenzione?
Stavo appunto ponendomi questa domanda quando la sua
risposta era arrivata subitanea ed appropriata, come se mi avesse letto nel
pensiero.
La risposta mi aveva colto di sorpresa, ma non certo
il senso di quello che diceva.
Fin da piccolissima avevo avuto un contatto
particolare con gli animali, una sorta di linguaggio fatto di gesti, di
sguardi, di toni della voce, che ci faceva comprendere reciprocamente i nostri
stati d’animo.
Io lo sapevo certo, ma come faceva lui a saperlo?
Ma il suo tono era così confidenziale, amichevole,
spontaneo, che mi sentii subito sulla sua lunghezza d’onda e, contrariamente a
come di solito mi comporto con le persone che non conosco, non provai neanche
per un attimo diffidenza o timore nei suoi confronti e con lo stesso tono
confidenziale, amichevole e spontaneo, come se lo conoscessi da sempre,
intavolai con lui una piacevole conversazione. E parlammo di tante cose, e più
si discorreva meno mi sorprendevo di quanto sapesse di me, dei miei pensieri, dei
miei comportamenti, delle mie attitudini, dei miei interessi e soprattutto dei
miei trascorsi.
Conosceva particolari che mi lasciavano senza fiato,
perché mai nessuno ne era stato a conoscenza. Come uno psicologo attento mi
faceva riflettere sulla causa e sull’effetto. Mi spiegava che se oggi come oggi
ero così ciò lo dovevo a come ero stata, a ciò che avevo fatto.
Ci si dimentica troppo spesso il percorso da dove siamo partiti, di tutto
quello che abbiamo incontrato in quel percorso e, dimenticandolo ci si
smarrisce in lande sconfinate dove tutto è uguale a tutto, dove non ci sono
riferimenti, punti fermi, concreti, ai quali aggrapparsi e resistere contro le
intemperie della vita.
Se non si ricorda, se non si da valore, se non si trae insegnamento da
ciò che è stato, siamo condannati per l’eternità a riviverlo e a ricommettere
sempre gli stessi errori.
- Tu sei speciale e il non ricordare ovviamente non
è riferito a te, perché tu non hai dimenticato. Il tuo cuore, la tua mente, la
tua anima sono rimasti sorprendentemente giovani e curiosi, proiettati verso il
sapere, il conoscere, l’apprendere. In te è ancora viva la meraviglia, lo
stupore, la semplicità, la perfezione, l’armonia e la bellezza della vita in
tutte le sue sfaccettature.
Hai la fortuna di essere una donna-bambina, saggia e ingenua, scaltra
e timida, semplice e complessa… -
Il giovane continuava a parlarmi e
a dirmi cose meravigliose e intime che toccavano corde sopite e facevano
risuonare in me una musica che credevo di aver dimenticato o mai conosciuto.
Riportavano in me il passato, piccoli particolari, inezie della mia
infanzia, della mia giovinezza, che erano state così importanti in quei
momenti, così dolorose o gratificanti da segnarmi dentro, da indirizzare i miei
passi futuri verso sentieri precisi, verso percorsi fatti apposta per me,
creatisi dal nulla per il mio divenire.
E lui, il giovane che parlava così spontaneamente e amichevolmente, tutto
questo lo sapeva.
- Come fai a sapere tante cose di
me? – gli chiesi non potendo più trattenere la mia curiosità. – Ci conosciamo?
Ci siamo incontrati da bambini, abbiamo vissuto insieme qualcuna delle cose che
mi hai raccontato? Non riesco a ricordarmi di te? Come mai? Come mai ricordo
tutto e non ricordo te? Chi sei? Come ti chiami? -
- Forse non ti ricordi il mio
nome, anche se me lo hai dato tu la prima volta che mi hai visto. Ero in cima
all’albero della mimosa, era una notte senza luna, con un cielo buio, nero come
la pece, su cui brillavano luminose le stelle del piccolo carro. Tu hai
guardato in alto e mi hai visto. Non avrei dovuto lasciarmi vedere da te, non
allora almeno, ma eri così incantata dalle stelle, dal cielo, dall’ignoto, dal
mistero, dal desiderio di vedere che, per un attimo, mi sono mostrato a te. Mi
sono mostrato per come mi volevi vedere, luminoso, splendente e con le ali,
come tu a dieci anni credevi fossero gli angeli. Sono Angelo, sono il tuo
angelo custode - disse semplicemente.
Se i viaggi nel tempo esistono, ebbene in quel momento fui
teletrasportata a quella notte, senza luna, dove sotto un cielo cupo, nero come
la pece, risplendevano mille stelle attorno al piccolo carro e dove,
affascinata, incantata, a faccia in su, dall’altezza dei miei dieci anni,
guardavo ipnotizzata in cima all’albero di mimosa accanto alla casa, una forma
luminosa, abbagliante, bellissima e con le ali e il pensiero razionale nato in
quel lontano momento rinacque nella mia mente: Angelo, il mio angelo custode!!!!
Allora l’immagine durò una frazione di secondo, l’esatto sbattere delle
palpebre ma ora, ora che la sto rivivendo, è eterna, fissa e magica nella mia
mente.
Ti guardo giovane ragazzo, e pian piano l’immagine svanisce per
sovrapporsi a te, a te il mio angelo custode tornato per non far assopire
dentro di me la tua immagine, il tuo valore, il tuo senso nella mia vita. Per
non farmi dimenticare chi sono, perché sono qui ora, perché sono così ora. Per
non farmi dimenticare i miei percorsi, i miei sentieri, per non farmi smarrire
in questa landa sconfinata e desolata, per farmi ricordare il linguaggio
dimenticato degli animali, gli unici che non dimenticano mai e non tradiscono
mai.
Sei l’angelo venuto a spiegarmi “perché”.
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